Lunes, 11 Abril 2022 11:01

LA TRILOGIA MISTERO, COMUNIONE E MISSIONE SINTESI DI OGNI FORMAZIONE SACERDOTALE (Juan Esquerda Bifet)

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            LA TRILOGIA MISTERO, COMUNIONE E MISSIONE

             SINTESI DI OGNI FORMAZIONE SACERDOTALE

                                      (Juan Esquerda Bifet)

 

Presentazione: Formazione sacerdotale nella Chiesa mistero,                      comunione e missione

     La vocazione sacerdotale è un dono di Dio per partecipare in un modo peculiare al mistero di Cristo che si prolunga nella Chiesa comunione e missione. Per mezzo del sacramento dell'Ordine, il chiamato partecipa all'unzione e alla missione di Cristo Buon Pastore (cf. Lc 4, 18; Gv 16, 14; 20, 21-23). E' partecipazione al suo essere, agire e stile di vita per l'edificazione della Chiesa e la salvezza del mondo.

     Dio da il dono della vocazione sacerdotale nelle circostanze e situazioni concrete della storia dove si svolge il mistero dell'uomo. La formazione sacerdotale ha come punto di riferimento il dono di Dio nell'oggi della Chiesa. E una formazione al mistero di Cristo presente nella Chiesa (anch'essa "mistero"), in un mondo secolarizzato, che ha sete di Dio. E' una formazione alla comunione in un mondo diviso che cerca l'unione universale. E' una formazione alla missione in un mondo lontano dai valori evangelici, ma che domanda autenticità evangelica da parte degli evangelizzatori.[1]

     Questa formazione al mistero, comunione e missione si concretizza, per ogni cristiano, nell'ambito della Chiesa mistero (segno trasparente e portatore di Cristo), comunione (fraternità) e missione (evangelizzazione). Ogni formazione apostolica deve essere formazione nel senso del mistero, per il servizio dell'unità (comunione) e nello spirito missionario.[2]

     Il sacerdote ministro partecipa alla realtà di Cristo Sacerdote, Capo e Buon Pastore, per poter agire a nome suo o "in persona Christi" (cf. PO 2, 6, 12). Questa partecipazione diventa servizio a Cristo presente nella Chiesa mistero, strumento di unità nella Chiesa comunione e coinvolgimento impegnativo nella Chiesa missione. Perciò il sacerdote è servitore del mistero, della comunione e della missione, come "servitore di Cristo Maestro, Sacerdote e Re" (PO 1).

     La formazione sacerdotale sarà veramente pastorale nel grado in cui sia veramente diaconale. E' un servizio dei segni sacramentali e profetici della presenza di Cristo risorto. E' un servizio per la costruzione della comunità nella carità. E' un servizio per far diventare la comunità evangelizzatrice e testimone del vangelo.

     La formazione sacerdotale di oggi è fedeltà generosa per poter rispondere alle nuove grazie di Dio nelle nuove situazioni umane storiche. "Una società come la nostra, che da una parte tende al materialismo, e d'altra parte avverte il desiderio di Dio, ha bisogno di testimoni del mistero. Una società che è divisa, e avverte nello stesso tempo il bisogno di unità e solidarietà, necessita di servitori dell'unità. Una società che dimentica spesso gli autentici valori mentre chiede autenticità e coerenza, ha bisogno di segni vivi del Vangelo".[3]

 

1. La formazione sacerdotale al mistero

     Il fatto di partecipare all'unzione e missione di Cristo Sacerdote[4] che si fa presente nella Chiesa, presuppone nel sacerdote ministro la coscienza del "mistero" al modo di Paolo: "Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo" (Ef 3,4). Per l'apostolo Paolo, la parola "mistero" ha tre aspetti: "mistero nascosto da secoli nella menti di Dio" (Ef 3,9), "manifestato ora... per mezzo della Chiesa" (Ef 3,10), "annunciato" dallo stesso apostolo a tutte le genti (Ef 3,8-9). Si tratta sempre dei disegni salvifici e universali di Dio fino a "ricapitolare in Cristo tutte le cose" (Ef 1,10). A questo scopo, ogni cristiano riceve il "suggello dello Spirito" (Ef 1,13), che nel sacerdote ministro diventa una "grazia" speciale  permanente comunicata "con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri" (1Tim 4,14) e delle stesse mani di Paolo (2Tim 1,6).[5]

     La formazione sacerdotale al mistero ha quindi una dimensione trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica e antropologica salvifica. La formazione integrale e armonica del futuro sacerdote (spirituale, umana, dottrinale, pastorale) è solo possibile alla luce del mistero di Cristo. Il punto di riferimento sarà dunque Cristo Sacerdote, consacrato e inviato dal Padre e dallo Spirito Santo (cfr Lc 1,8; Gv 10,36). "Il compito della formazione sacerdotale è arduo, impegnativo ed esigente; esso però è anche entusiasmante e gioioso per l'intensa carica di fede che comporta, e per le singolari qualità di carità teologale e pastorale, di comunione e di servizio, di attenzione ai segni dei tempi... Tale compito perciò deve essere assunto con l'intento fondamentale di favorire una piena adesione al modello originario e normativo del Buon Pastore, ed insieme di promuovere una armoniosa integrazione della identità umana, cristiana e sacerdotale dei giovani chiamati".[6]

     La formazione spirituale, umana, dottrinale e pastorale dei candidati al sacerdozio è sempre in rapporto al "mistero di Cristo" (OT 16), come atteggiamento di "vivere intimamente uniti a lui, come amici, in tutta la loro vita" (OT 8), "penetrati del mistero della Chiesa" (OT 9), per poter annunciare "il mistero pasquale" (OT 8).

     La formazione sacerdotale al mistero potrebbe avere questi indirizzi basilari:

 

     1)   Atteggiamento di fede e di contemplazione riguardo alla Parola di Dio: Parola rivelata (di iniziativa divina), predicata nella Chiesa, celebrata nella liturgia, vissuta dai santi, contemplata e pregata per rispondere alle sfide delle situazioni storiche... Il cammino del rapporto con Cristo (preghiera) e di configurazione a Cristo (perfezione) diventa "esperienza" vissuta e impegnativa della presenza e della Parola del mistero di Dio Amore.[7]

 

     2)   Prendere coscienza che la vocazione è un dono, iniziativa del Signore (cfr Gv 15,16), per partecipare al suo essere di consacrato e inviato, e in questo modo poter prolungare la sua parola, il suo sacrificio, i suoi segni salvifici e pastorali, come annuncio, attuazione e comunicazione del mistero pasquale.[8]

 

     3)   Il servizio a "Cristo Maestro, Sacerdote e Re" (PO 1), diventa servizio e amore al mistero della Chiesa: "Gli alunni siano penetrati del mistero della Chiesa" (OT 9), poiché "la fedeltà a Cristo non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa" (PO 14).[9]

 

     4)   Alla luce del mistero dell'Incarnazione e del mistero della Chiesa, si chiarisce il mistero dell'uomo e del mondo, in un contesto di storia di salvezza. Perciò l'uomo è "la via" che deve percorrere l'azione evangelizzatrice della Chiesa (cfr enc. "Redemptor Hominis"). "L'uomo vale più per quello che è che per quello che ha" (GS 35). Il mistero dell'uomo appare nella manifestazione dell'amore di Cristo per lui: "Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione... Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" (GS 22). [10]

 

     5)   La spiritualità sacerdotale significa coerenza di vita, in sintonia con lo stile di vita del Buon Pastore. Il fatto di partecipare al suo essere e alla sua funzione pastorale, esige e possibilita il vivere in sintonia con la sua carità di dare la vita. Il sacerdote ministro è un segno personale ("sacramentale") del Buon Pastore. Non soltanto prolunga la sua azione di guida, ma anche il suo atteggiamento di "dare la vita" (cfr Gv 10).[11]

 

     Questo elenco di indirizzi potrebbe allargarsi, specialmente a livello più concreto e pratico: approfondimento del senso di Dio, criteri e scala di valori secondo il Vangelo, educazione per la celebrazione dei misteri (Eucaristia, riconciliazione, liturgia delle ore), il cammino della direzione spirituale (propria e ministeriale), scoprire il volto di Cristo in ogni fratello (specialmente nei poveri), apprezzare la vita divina (grazia di filiazione) che Cristo comunica agli uomini, ecc.[12]

     La formazione sacerdotale al mistero è formazione sapienziale e contemplativa, che porta verso l'impegno della carità pastorale. I ministeri diventano sorgente di santificazione quando si vivono in sintonia con Cristo: "I presbiteri raggiungeranno la santità nei loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile" (PO 13).

     Nella comunità ecclesiale, al cui servizio si trova, il sacerdote è, in collaborazione e subordinazione al proprio Vescovo, custode de una eredità apostolica di grazia. L'appartenenza a una Chiesa particolare (o a una Istituzione religiosa) e la cooperazione e subordinazione ai carismi episcopali, sono un mistero di grazia, che soltanto può essere apprezzato e vissuto con un profondo spirito di fede.

     Dio Amore, per Cristo e nello Spirito Santo, vuol fare partecipe del suo mistero trinitario tutta l'umanità, mediante il ministero della Chiesa. Il sacerdote ministro è "l'uomo di Dio" che ha un compito speciale nell'attuare questi disegni salvifici riguardo all'uomo, come espressione della sua "gloria": "A lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Ef 1,6).

 

2. Formazione sacerdotale alla comunione

     La Chiesa, a cui serve il sacerdote ministro, è mistero di comunione, cioè, "un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"[13]. E' quindi la Chiesa che riflette il mistero della Trinità: nello Spirito, per Cristo, al Padre (cfr Ef 2, 18).

     Alcuni titoli biblici sulla Chiesa indicano questa sua natura di comunione: corpo, popolo, tempio, sacramento... La diversità di carismi, vocazioni e ministeri fa sempre riferimento a Cristo Capo della Chiesa e all'unico Spirito. E' dunque una diversità che, nella carità (agape), costruisce la comunione (coinonia). "Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore" (1Cor 12, 4-5). L'armonia della comunione ecclesiale suppone il servizio apostolico: "edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo como pietra angolare lo stesso Cristo Gesù" (Ef 2, 20).

     Per il fatto di essere "sacramento", la Chiesa  è "il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). L'efficacia evangelizzatrice della Chiesa dipende dal suo grado di comunione: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). L'unità tra gli apostoli diventa anche un segno efficace dell'evangelizzazione, in modo di far diventare credibile la persona e il messaggio di Gesù: "Come tu, Padre, in me e io in te, siano anch'essi in noi un cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21).

     Il servizio sacerdotale nella comunità è servizio di comunione. La comunione col proprio Vescovo si traduce in stretta collaborazione come "necessari collaboratori e consiglieri nel ministero e nella funzione di istruire, santificare e governare il popolo di Dio" (PO 7). Questa "comune partecipazione nel medesimo sacerdozio e ministro" comporta da parte dei Vescovi, "la grave responsabilità della santità dei loro sacerdoti; essi devono per tanto prendersi cura con la massima serietà della formazione permanente del proprio Presbiterio" (ibidem). Ma da parte dei presbiteri, la comunione esige essere "uniti al loro Vescovo con sincera carità e obbedienza... Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano l a Chiesa" (ibidem).

     Il mistero della Chiesa comunione si manifesta in modo particolare nella comunione o fraternità del Presbiterio: "Tutti i presbiteri, costituiti nell'ordine del presbiterato mediante l'ordinazione, sono uniti tra di loro da un'intima fraternità sacramentale; ma in modo speciale essi formano un unico Presbiterio nella diocesi al cui servizio sono ascritti sotto il proprio Vescovo" (PO 8). L'espressione "fraternità sacramentale" indica nel contesto conciliare due aspetti: 1) è un'esigenza del sacramento dell'Ordine; 2) è un segno efficace come parte integrante della "sacramentalità" della Chiesa "sacramento". Il primo aspetto appare più chiaramente nel capitolo terzo della "Lumen Gentium": "In virtù della comune ordinazione e missione tutti i sacerdoti sono fra loro legati da un'intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto, spirituale a materiale, pastorale e personale, nelle riunioni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità" (LG 28). Il secondo aspetto (segno efficace) scaturisce da tutto il contesto conciliare in cui emerge la realtà di "Chiesa sacramento" come "vessillo innalzato di fronte alle nazioni" (SC 2; cfr LG 1).[14]

     La comunione col proprio Vescovo e nel proprio Presbiterio (oltre ad altre espressioni di fraternità forse più associativa o religiosa) ha lo scopo di servire la comunione nella comunità ecclesiale. In questo senso, i sacerdoti sono in modo particolare "artefici di unità" (EN 77). Infatti, essi in collaborazione con i Vescovi, come "visibile principio e fondamento dell'unità  nelle loro Chiese particolari" (LG 23), sempre in comunione col successore di Pietro, costruiscono la comunità ecclesiale nella comunione. "I presbiteri si trovano in mezzo ai laici per condurre tutti all'unità della carità... A loro spetta quindi di armonizzare le diverse mentalità in modo che nessuno, nella comunità dei fedeli, possa sentirsi estraneo. Essi sono i difensori del bene comune, che tutelano a nome del Vescovo" (PO 9). I ministri ordinati sono sempre, in stretta collaborazione col proprio Vescovo, come successore degli Apostoli, custodi dell'unità e di una eredità apostolica nella Chiesa particolare.[15]

     La formazione sacerdotale alla comunione farà attenzione speciale ad alcuni indirizzi basilari, per viverla personalmente e costruirla per mezzo del servizio ministeriale:

 

     1)   Il senso e amore di Chiesa si manifesta nel vivere affettivamete ed effettivamente il suo mistero di comunione: col successore di Pietro, con il proprio Vescovo, nel proprio Presbiterio, a servizio della comunità ecclesiale locale e universale.[16]

 

     2)   La comunione della comunità si costruisce nell'armonia di vocazioni, carismi e ministeri. Il servizio sacerdotale è garanzia di equilibrio tra queste manifestazioni di grazia. Questo equilibrio non sarà possibile senza l'"unità di vita" nel proprio cuore, con i fratelli, con il cosmo e principalmente con Dio.[17]

 

     3)   La generosità evangelica nella "sequela" di Cristo (PO 15-17) e la disponibilità missionaria (PO 10) non sarebbero possibili senza una qualche prassi di fraternità o vita "comunitaria".[18]

 

     4)   La formazione per vivere la fraternità nel Presbiterio comincia nel Seminario suscitando lo spirito comunitario: lavoro di "équipe" nella preparazione delle celebrazioni liturgiche, nello studio (senza tralasciare lo studio personale), nell'apostolato, nella stessa vita interna nel Seminario.[19]

 

     Il Seminario dunque è un "cenacolo" dove, con la presenza attiva e materna di Maria, Madre dell'unità, il candidato viene formato per costruire una comunità ecclesiale che sia "un solo cuore e un'anima sola" (At 4,32). E questo non sarà possibile senza un forte spirito comunitario da parte del sacerdote. "Quando Cristo istituì il sacerdozio ministeriale, gli diede una forma comunitaria... E' una delle esigenze della formazione sacerdotale che il Sinodo prenderà in considerazione... Essi devono agire da testimoni della carità di Cristo: e questa si esprime in particolare nelle buone relazioni che intrattengono tra di loro. Lo spirito di reciproco aiuto e di cooperazione deve animare il sacerdote nell'adempimento di tutti i suoi compiti ministeriali".[20]

     La comunione di Chiesa, a cui serve il sacerdote ministro, è espressione della comunione trinitaria di Dio Amore. La capacità missionaria della Chiesa corrisponde alla sua realtà di comunione. La formazione sacerdotale alla comunione è la base per poter servire in una comunità ecclesiale che è fermento di comunione per tutta l'umanità.[21]

 

3. La formazione sacerdotale alla missione

     Si potrebbe dire che la formazione sacerdotale cammina verso due punti evangelici: essere con Cristo, essere inviati da lui ad evangelizzare (cfr Mc 3,13-14). Il primo punto ("essere con lui") indica il mistero di Cristo che si prolunga nella Chiesa comunione. Il secondo punto ("evangelizzare") si riferisce alla missione. Ogni vocazione, ma specialmente quella "apostolica", viene indirizzata necessariamente verso il rapporto (incontro) personale con Cristo e verso la missione. Non ci sarebbe vocazione senza missione.

     "La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine" (AG 2). Infatti, la Chiesa esiste per evangelizzare, in quanto che "nasce dall'azione evangelizzatrice di Gesù" e, "a sua volta, è inviata da Gesù" (EN 15).

     Il mandato missionario di Cristo non può essere condizionato a nessuna spiegazione sulla missione: "Andate dunque, fate dei discepoli in tutte le nazioni" (Mt 28,19). La Chiesa è "sacramento universale di salvezza" (AG 1; LG 48), poiché è segno trasparente e portatore di Cristo Salvatore per tutte le genti.

     La formazione sacerdotale alla missione non può essere riduttiva, poichè si tratta della partecipazione alla stessa missione di Cristo. La grazia dello Spirito Santo, ricevuta nel sacramento dell'Ordine, è una partecipazione alla missione universale che Cristo ha affidato alla Chiesa. "Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto individualmente non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza, 'fino agli ultimi confini della terra' (At 1,8), dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli... Ricordino quindi i presbiteri che a essi incombe la sollecitudine di tutte le Chiese" (PO 10; cfr AG 38-39).

     La disponibilità missionaria universale è il punto di partenza per la disponibilità incondizionata nella missione della Chiesa particolare. Infatti, il presbitero è collaboratore del Vescovo nella sua responsabilità missionaria riguardo a tutta la diocesi e a tutta la Chiesa. "I sacerdoti, saggi collaboratori dell'ordine episcopale e suo aiuto e strumento, chiamati a servire il popolo di Dio, costituiscono con il loro Vescovo un solo Presbiterio... Sempre intenti al bene dei figli di Dio, devono mettere il loro zelo nel contribuire al lavoro pastorale di tutta la  diocesi, anzi di tutta la Chiesa" (LG 28).

     La missione ecclesiale è profetica (servizio della Parola), cultuale (liturgica) e odegetica o regale (di direzione, organizzazione, animazione, carità...). Tutti i battezzati partecipano a questa missione della Chiesa, ognuno secondo la diversità di vocazioni e carismi. La missione del sacerdote ministro è quella di prolungare la Parola, il sacrificio, i segni salvifici e pastorali di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, , "in persona Christi", cioè "in modo di poter agire in nome di Cristo Capo della Chiesa" (PO 2).[22]

     La formazione sin dal Seminario deve avere questo indirizzo missionario e pastorale. Nei Seminari Maggiori, "tutta l'educazione degli alunni deve tendere allo scopo di formare veri pastori di anime, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo Maestro, Sacerdote e pastore" (OT 4)[23]. "Gli alunni siano resi idonei ad esercitare fruttuosamente il ministero pastorale e siano formati allo spirito missionario" (can. 245, par. 1).

     La carità è la fonte e radice di tutte le virtù sacerdotali. Il sacerdote è "l'uomo della carità... Si comprende, quindi, perché la preparazione al sacerdozio implichi una seria formazione alla carità".[24]

     La formazione sacerdotale alla missione è, quindi, eminentemente pastorale, poiché si tratta di coloro che saranno "strumento vivo di Cristo Sacerdote" (PO 12 e che devono avere un'atteggiamento e "ascetica propria del pastore d'anime" (PO 13). Possiamo riassume alcuni indirizzi basilari che, in questo caso, preferirei chiamare dimensioni della formazione pastorale:

 

     1)   La dimensione contemplativa e sapienziale della formazione pastorale appare nel rapporto alla Parola di Dio che deve essere predicata dopo essere approfondita nello studio e nella preghiera. Si tratta di "trasmettere agli altri ciò che hanno contemplato" (PO 13).[25]

 

     2)   La dimensione liturgica della formazione sacerdotale gira intorno al mistero pasquale, specialmente nella celebrazione eucaristica. "La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore" (SC 10).[26]

 

     3)   La dimensione comunitaria della formazione sacerdotale, oltre gli aspetti sopra elencati (la fraternità come esigenza del sacramento del Ordine e come segno efficace di evangelizzazione), comporta un'ambiente familiare e disciplinare del Seminario. L'amore e il rispetto ai fratelli domanda uno spirito di famiglia e, al tempo stesso, una regola di vita. La cooperazione arricchisce le persone quando si rispettano come sono secondo la propria vocazione.[27]

 

     4)   La dimensione antropologica cristiana guarda il campo concreto di apostolato nelle circostanze di spazio e di tempo: situazioni culturale, sociologiche e storiche. A questo scopo si vuole una formazione per le virtù umane e una maturità della personalità umana, ma anche uno studio approfondito ed equilibrato delle situazioni sociali (anche di ingiustizie e di povertà) alla luce del Vangelo. Si vogliono apostoli "esperti in umanità" che siano, al tempo stesso, "contemplativi innamorati di Dio".[28]

 

     5)   La dimensione diaconale della formazione pastorale conferisce all'azione evangelizzatrice, in tutti i suoi livelli, un senso di servizio: "servire Cristo Maestro, Sacerdote y Re" (PO 1). I vantaggi personali, i propri commodi e interessi non devono inserirsi nel lavoro di chi rappresenta il Buon Pastore ed è il segno personale della sua disponibilità di dare la vita (in contrasto col mercenario.[29]

 

     6)   La dimensione mariana della formazione pastorale è eminentemente ecclesiale. In Maria (Gal 4,4), l'apostolo riscopre il senso materno dell'evangelizzazione: "figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi" (Gal 4,19). L'apostolato attua la maternità della Chiesa prendendo come modello  Maria (LG 64-65). "La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno da cui devono essere animati quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini" (LG 65).[30]

 

Linee conclusive

     La formazione sacerdotale al mistero, alla comunione e alla missione attualizza e approfondisce la formazione sacerdotale per la "vita apostolica", cioè, per lo stilo di vita degli Apostoli, a imitazione del Buon Pastore: "sequela" di Cristo, fraternità, disponibilità missionaria.

     La formazione al  mistero aiuta a scoprire la "sequela Christi" come generosità evangelica di incontro con Cristo, imitazione, amicizia e unione. La formazione alla comunione aiuta a vivere la fraternità sacerdotale al servizio della Chiesa comunione. La formazione alla missione spinge verso la disponibilità per l'evangelizzazione.

     Alla luce del mistero di Cristo che si prolunga nella Chiesa, la comunione appare come un segno efficace per la missione. Il sacerdote ministro viene formato per essere, nella Chiesa e per il mondo, un segno personale (sacramentale) del Buon Pastore: "Tutta la vita del sacerdote deve essere una testimonianza di come amava il Buon Pastore, che visse povero per manifestare che dava se stesso; fu ubbediente ai piani salvifici del Padre perché non si apparteneva; fu casto perché volle condividere in modo sponsale la nostra esistenza per fare di tutta l'umanità un famiglia di fratelli e una offerta a Dio".[31]

     Questa formazione sacerdotale al mistero, alla comunione e alla missione, conferisce armonia e integrità alla formazione in tutti i suoi aspetti: spirituale, umano, dottrinale (intellettuale, culturale), pastorale. Ma anche mette in evidenza che, nel campo delle vocazioni sacerdotali e dei ministri già ordinati, quello che conta principalmente non è la quantità ma la qualità.[32]

     Alla luce della Chiesa mistero, comunione e missione, il sacerdote ministro è sempre in un cammino di formazione permanente. La presenza di Cristo risorto nella Chiesa e l'azione sempre nuova dello Spirito Santo, esigono un rinnovamento costante. Il concilio Vaticano II, "per il raggiungimento dei suoi fini pastorali di rinnovamento interno della Chiesa, di diffusione del Vangelo in tutto il mondo e di dialogo con il mondo moderno, esorta vivamente tutti i sacerdoti ad impiegare i mezzi efficaci che la Chiesa ha raccomandato, in modo da tendere a quella santità sempre maggiore che consentirà loro di divenire strumenti ogni giorno più validi al servizio di tutto il Popolo di Dio" (PO 12).[33]



    [1]Cf. SYNODUS EPISCOPORUM, De sacerdotibus formandis in hodiernis adiunctis, Lineamenta, 1989, n.7.

    [2]Vedere la trilogia Chiesa mistero, comunione e missione in: SYNODUS EPISCOPORUM, Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi, 7 dic. 1985. La trilogia si trova ampiamente in Christifideles  Laici (cap. I-III).

    [3]GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante l'ordinazione sacerdotale, Durango (Messico) 9.5.90: Osservatore Romano 11.5.90, p.7.

    [4]"Partecipi della sua consacrazione e della sua missione" (PO 2).

    [5]Questa è la base biblica di Presbyterorum Ordinis 1-3.

    [6]GIOVANNI PAOLO II, Alloc. ai membri del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, 15.2.90. Nella recita dell'Angelus della domenica 10.12.89, il Papa aveva detto: "La riflessione dell'Assemblea sinodale non potrà svilupparsi che alla luce di Cristo. Egli infatti è il Sacerdote unico ed eterno, giacché nella Chiesa, i sacerdoti sono tali in quanto resi partecipi del suo sacerdozio mediante il "carattere", un segno spirituale che li configura a Lui".

    [7]Si potrebbe parlare di un nuovo "areopago" dei tempi moderni, nel senso che la società attuale domanda "autenticità" da parte degli evangelizzatori: "Il mondo, che nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno, reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile" (EN 76).

    [8]"Il sacerdozio dei presbiteri viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo de poter agire in nome di Cristo, capo della Chiesa" (PO 2).

    [9]Nella dottrina conciliare emerge un aspetto biblico e patristico poco ricordato nei libri di formazione sacerdotale: il servizio della maternità della Chiesa. "Mediante la carità, la preghiera, l'esempio e le opere di penitenza, la comunità ecclesiale esercita una vera azione materna nei confronti delle anime da avvicinare a Cristo" (PO 6). La maternità della Chiesa viene messa in rapporto con la maternità di Maria (cfr LG 64-65).

    [10]Il mistero dell'uomo (nella storia e nel cosmo) appare nella sua similitudine con Dio: "Questa similitudine  manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé" (GS 24).

    [11]La spiritualità sacerdotale esposta nel concilio indica la linea di "carità pastorale" (LG 41), come "ascesi propria del pastore d'anime" (PO 13), da parte di coloro che sono "strumenti vivi di Cristo" (PO 12). Le virtù sacerdotali si impostano alla luce della carità pastorale (cfr PO 15-17), come segno della carità di Cristo Buon Pastore.

    [12]Nella recita domenicale dell'Angelus, il Papa ha sottolineato alcuni aspetti della formazione al "mistero": rapporto a Cristo Sacerdote, azione dello Spirito Santo, fede, parola e Eucaristia, speranza, "l'uomo della carità", "l'uomo di Dio", ministro dei sacramenti, dono della vocazione e collaborazione, "presenza di Maria", sapienza sacerdotale, ministro della riconciliazione, ecc.

    [13]S. Cipriano, De Orat. Dom. 23: PL 4, 553; cfr Lumen Gentium, n.4.

    [14]Il documento di "Puebla" (CELAM) dice che questa fraternità sacerdotale nel Presbiterio "è un fatto evangelizzatore" (Puebla 663). "Christus Dominus", nel parlare di questa fraternità sottolinea l'aspetto familiare: "essi costituiscono un solo Presbiterio ed una sola famiglia, di cui il Vescovo è come il padre" (D 28).

    [15]"Gaudium et Spes" sottolinea questo servizio di unità da parte di coloro che presiedono la comunità, poichè in questo modo "mostrano al mondo un volto della Chiesa, in base al quale gli uomini si fanno un giudizio sulla efficacia e sulla verità del messaggio cristiano" (GS 43). Come custode di una eredità apostolica di grazia, il sacerdote farà attenzione alla realtà della Chiesa particolare: "Così pure esistono legittimamente in seno alla comunione della Chiesa, le Chiese particolari, con proprie tradizioni, rimanendo però integro il primato della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale di carità (cfr S. Ignazio di A.)" (LG 13).

    [16]"Gli alunni siano penetrati del mistero della Chiesa, che questo sacro Concilio ha principalmente illustrato, in maniera che, uniti in umile e filiale amore al Vicario di Cristo e, diventati sacerdoti, aderendo al proprio Vescovo come fedeli collaboratori ed aiutando i propri confratelli, sappiano dare testimonianza di quell'unità con cui gli uomini vengono attirati a Cristo. Con animo aperto imparino a partecipare alla vita di tutta la Chiesa, secondo l'espressione di S. Agostino: 'Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio'... Con particolare sollecitudine vengano educati alla obbedienza sacerdotale" (OT 9). Questa obbedienza sarà meglio compresa se si presenta nel contesto di accettare gioiosamente il "carisma" episcopale sia per il ministero che per la propria santificazione (cfr PO 7; CD 16).

    [17]L'espressione "unità di vita" viene sottolineata nel decreto "Presbyterorum Ordinis" a scopo di acquistare la propria spiritualità nell'esercizio del ministero: "L'unità di vita può essere raggiunta dai presbiteri seguendo nello svolgimento del loro ministero l'esempio di Cristo Signore, il cui cibo era il compimento della volontà di colui che lo aveva inviato a realizzare la sua opera... Ma ciò non è possibile se i sacerdoti non penetrano sempre più a fondo nel mistero di Cristo con la preghiera" (PO 14).

    [18]Il concilio Vaticano II accenna spesso a questa vita "comunitaria": per vivere la responsabilità fraterna nel Presbiterio (PO 8), per la missione in altre Chiese più bisognose (PO 10), per vivere la povertà evangelica (PO 17), ecc.

    [19]Il canone 245, par. 2 del nuovo Codice invita a questa preparazione: "Mediante la vita comune del Seminario e l'esercizio di un rapporto di amicizia e familiarità con gli altri, si dispongano alla fraterna unione con il Presbiterio diocesano, di cui faranno parte per il servizio della Chiesa". Però rimane un punto di domanda nella mente dei candidati: esiste questo Presbiterio già organizzato comunitariamente?

    [20]GIOVANNI PAOLO II, Alloc. domenicale durante la recita dell'Angelus, 25.2.90, Osserv. Rom. 26-27.2.90, p.6.

    [21]"La solidarietà è indubbiamente una virtù cristiana... Al di là dei vincoli umani e naturali, già così forti e stretti, si prospetta alla luce della fede un nuovo modello di unità del genere umano, al quale deve ispirarsi, in ultima istanza, la solidarietà. Questo supremo modello di unità, riflesso della vita intima di Dio, uno in tre Persone, è ciò che noi cristiani designiamo con la parola 'comunione'. Tale comunione, specificamente cristiana, con l'aiuto del Signore, è l'anima della vocazione della Chiesa ad essere 'sacramento', nel senso già indicato" (enc. "Sollicitudo rei socialis" n.40).

    [22]Nel decreto conciliare "Presbyterorum Ordinis", i ministeri sacerdotali e l'azione pastorale vengono descritti nei nn. 4 (predicazione), 5 (sacramenti, specialmente Eucaristia), 6 (azione pastorale diretta). La caratteristica di questa dottrina conciliare è l'equilibrio tra i ministeri profetici, cultuali e odegetici.

    [23]Questa formazione "pastorale" (descritta in OT 4) non riguarda soltanto l'azione diretta, ma specialmente lo studio e contemplazione della Parola, la celebrazione dei misteri (specialmente l'Eucaristia), l'azione pastorale diretta nei diversi campi di apostolato. La formazione del pastore di anime va verso l'annuncio, la celebrazione e la comunicazione del mistero pasquale di Cristo morto e risorto.

    [24]GIOVANNI PAOLO II, Alloc. nella recita domenicale dell'Angelus, 18.2.90.

    [25]Cfr S. Tommasso, Summa Theol., II-II, q.188, a.7. "Lumen Gentium", nel presentare la santità sacerdotale nell'esercizio dei ministeri, dice: "nutrendo e dando slancio con l'abbondanza della contemplazione alla propria attività" (LG 41).

    [26]Sulla centralità dell'Eucaristia,"come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5), vedere anche "Lumen Gentium" 11.

    [27]"La disciplina nella vita del Seminario deve considerarsi non solo come un sostegno della vita comune e della carità, ma anche come un elemento necessario di una formazione completa in vista di acquistare il dominio di sé, assicurarsi il pieno sviluppo della personalità e formare quelle altre disposizioni di animo che giovano moltissimo a rendere equilibrata e fruttuosa l'attività della Chiesa" (OT 11). Non ci sarebbe formazione comunitaria veramente spontanea e familiare, se non si fosse formazione per la solitudine e il silenzio nei tempi opportuni. "Tutta la vita del Seminario, compenetrata di vita interiore, di silenzio e di premurosa sollecitudine verso gli altri, va ordinata in maniera tale da essere come una iniziazione alla futura vita sacerdotale" (OT 11).

    [28]GIOVANNI PAOLO II, Alloc. 11.10.85 al Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa. Il tema dei "segni dei tempi" nella dottrina conciliare: GS 4, 11, 44. Nella vita sacerdotale: PO 9 e 17.

    [29]L'atteggiamento di servizio umile e di disponibilità incondizionata per la missione, è una nota caratteristica di Cristo Buon Pastore (Mc 10,45), che il concilio ha ricordato per tutti i ministri: "Cristo Signore, per pascere e sempre più accrescere il Popolo di Dio, ha stabilito nella sua Chiesa vari ministeri, che tendono al bene di tutto il corpo. I ministri infatti che sono rivestiti di sacra potestà, servono i loro fratelli, perché tutti coloro che appartengono al Popolo di Dio, e per ciò hanno una vera dignità cristiana, tendano liberamente e ordinatamente allo stesso fine e arrivino alla salvezza" (LG 18).

    [30]Sopra, nella nota 9, abbiamo citato PO 6, in cui si parla del ministero sacerdotale in rapporto alla maternità della Chiesa.

    [31]GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la Messa con le ordinazioni sacerdotali, Durango (Messico), 9.5.90: Osserv. Rom. 11.5.90, p.7.

    [32]GIOVANNI PAOLO II, Lettera in occasione del Giovedì Santo, 12.4.90, n.4.

    [33]Una formazione permanente dei sacerdoti avrebbe bisogno di una DIRETTORIO DI VITA E MINISTERO SACERDOTALE, che raccogliesse gli indirizzi del Concilio, del nuovo Codice e del Sinodo sulla formazione sacerdotale.

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