Lunes, 11 Abril 2022 11:00

EUCARISTIA E SACERDOZIO MINISTERIALE PER LA MISSIONE Juan Esquereda Bifet

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EUCARISTIA E SACERDOZIO MINISTERIALE PER LA MISSIONE

                                         Juan Esquereda Bifet

 

 

Un carisma ricevuto da Dio è sempre un dono per il bene di tutto il Popolo di Dio e di tutta l'umanità.

 

Il carisma del sacerdozio ministeriale, attuato durante 50 anni, è quindi un dono per il quale dobbiamo ringraziare anche da parte di tutta la comunità ecclesiale. Festeggiare un 50º di sacerdozio non è una questione soltanto personale, ma una vera festa di tutti. Il povero festeggiato deve tacere e unirsi alla festa con umiltà e dimenticanza di se.

 

Di questi 50 anni, più della metà sono stati al servizio del CIAM e sempre per tutta la Chiesa missionaria. Il 30º de CIAM (1974-2104) è anche una grazia per tutti. Quando ho celebrato il mio 25º di sacerdozio (nell'anno 1979), nella prima sede del CIAM, era il 5º aniversario di questo Centro. Prego il Signore per tutti quelli che, con le loro preghiere, cooperazione, comprensione e vicinanza, hanno fatto possibile lo svolgimento del CIAM e anche il mio cammino sacerdotale missionario.

 

Uniti nell'amore di Cristo, tutti possiamo dire con Lui: "come il Padre ha amato me, io ho amato voi" (Gv 15,9). L'esperienza dell'amore di Cristo riempie il cuore per amare tutti col suo stesso amore. "Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per sé la gioia provata. L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare" (MND 24).

 

Durante 50 anni, ogni giorno almeno una volta ho pronunciato le parole della consacrazione, che sono la base dell'identità del sacerdozio ministeriale. L'Eucaristia, per ogni credente, dà senso e pienezza alla propria vita. "Se l'Eucaristia è centro e vertice della vita della Chiesa, parimenti lo è del ministero sacerdotale" (EdE 31). Per ciò il sacerdote ministro "trova nel Sacrificio eucaristico, vero centro della sua vita e del suo ministero, l'energia spirituale necessaria per affrontare i diversi compiti pastorali" (ibidem).

 

L'Eucaristia è l'attualizzazione del mistero pasquale di Cristo morto e risorto. Questa attualizzazione e presenzializzazione presuppongono l'annuncio ed esigono la comunicazione per farlo vita propria nella propria esistenza. E' quindi sempre annuncio, celebrazione e comunicazione, cioè, profezia, liturgia e diaconia. Ogni programma di pastorale evangelizzatrice gira attorno alla celebrazione eucaristica da dove prende tutta la sua forza.

 

La spiritualità sacerdotale è, per sua natura, missionaria, perché è eminentemente eucaristica. Una "vita nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3) significa che nessuna creatura può occupare nel cuore e nella vita il posto di Cristo Signore. Il suo amore è sufficiente per riempire il nostro cuore di gioia e far diventare feconda tutta la nostra vita.

 

Dice S. Paolo: "Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1Cor 2,2). Cioè, Cristo morto e risorto presente, immolato incruentamente nell'Eucaristia, è la mia ragion d'essere, "per me infatti il vivere è Cristo" (Fil 1,21). La vita di Paolo, espressione della vita di Cristo, si concretizzava nella carità apostolica, "poiché l'amore del Cristo ci spinge" (2Cor 5,14).

 

     La missione, alla luce dell'Eucaristia, appare più che mai l'unica missione possibile, cioè quella di Cristo, ricevuta dal Padre sotto l'azione dello Spirito e comunicata a tutta Chiesa. La presenza eucaristica domanda una presenza di Cristo in tutti i popoli e in tutti i cuori, poiché è il suo corpo e il suo sangue dati "per tutti" (Mt 26,27). Il sacrificio eucaristico attualizza l'oblazione di Cristo che è "morto per tutti" (2Cor 5,14). La comunione è ricevere lo stesso Cristo "pane vivo... per la vita del mondo" (Gv 6,51).

 

Se nella celebrazione eucaristica "annunziamo la morte del Signore finché egli venga" (1Cor 11,26), lì la Chiesa impara a vivere la sua realtà di "sacramento universale di salvezza" come incarico missionario di speranza, preparando la venuta definitiva del Signore: "fate questo in memoria di me" (1Cor 11,25), "andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). La forza dello Spirito che trasforma il pane e il vino nel corpo e sangue di Gesù, è la stessa forza vitale che trasforma l'intera umanità e tutta la creazione in "un cielo nuovo e una terra nuova" (Ap 21,1).

 

Vivere tutti i giorni il mistero eucaristico come "miracolo di amore", significa coinvolgere tutta la vita nell'amare e far amare Gesù. L'invito rivolto da Giovanni Paolo II ai sacerdoti, per quest'anno eucaristico, è un programma di santità e di evangelizzazione: "Voi, sacerdoti, che ogni giorno ripetete le parole della consacrazione e siete testimoni e annunciatori del grande miracolo di amore che avviene tra le vostre mani, lasciatevi interpellare dalla grazia di quest'Anno speciale, celebrando ogni giorno la Santa Messa con la gioia ed il fervore della prima volta e sostando volentieri in preghiera davanti al Tabernacolo" (MND 30).

 

In questa prospettiva si capisce che "ogni Messa, anche quando è celebrata nel nascondimento e in una regione sperduta della terra, porta sempre il segno dell'universalità" (MND 27).

 

Se "Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche" (EdE 57), allora quando tutti i giorni pronunciamo o ascoltiamo le parole della consacrazione ("il mio corpo... il mio sangue"), queste parole trovano un'eco nel Cuore materno di Maria: "Come immaginare i sentimenti di Maria, nell'ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell'Ultima Cena: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (Lc 22,19)?" (EdE 56).

 

Maria vede nel sacerdote (e attraverso di lui in tutti i credenti) "un Gesù vivente" da generare sotto l'azione dello Spirito Santo (S.Giovanni Eudes). La maternità di Maria riguardo ai sacerdoti tende a farli diventare "strumenti vivi di Cristo Sacerdote" (PO 12), "ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore" (PDV 14), "prolungamento visibile e segno sacramentale di Cristo" (PDV 16).

 

Poiché la grazia del sacerdozio ministeriale è un carisna che appartiene a tutti, vi prego di voler accompagnarmi con le vostre preghiere perché tutta la mia vita sia un Magnificat in rapporto all'Ecuaristia. In questo modo potrò ringraziare per i doni ricevuti, ma anche riparare tanti difetti e imperfezioni, la cui consapevolezza mi servirà di umiltà, fiducia e generosità. "Se il Magnificat esprime la spiritualità di Maria, nulla più di questa spiritualità ci aiuta a vivere il Mistero eucaristico. L'Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un Magnificat!" (EdE 58).

 

Nella ricorrenza del 150º anniversario della definizione dogmatica dell'Immacolata (1854-2044), domandate per me la grazia di poter sentire e vivere ogni giorno, nel momento di dire le parole della consacrazione, i sentimenti materni di Maria, che sono i sentimenti di Madre per tutti voi e per tutta l'umanità redenta da Cristo. "Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio" (Eb 13, 15), perché tutta l'umanità possa inserirsi nella dinamica trinitaria che sarà un giorno la nostra vita dell'aldilà: "Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito" (Ef 2,18).

 

(Omelia nel CIAM, 16 novembre 2004, 50º di sacerdozio)

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