Lunes, 11 Abril 2022 10:32

(IL SACERDOTE PASTORE E GUIDA DELLA COMUNITA' NELLA PARROCCHIA. Dopo la parte dogmatica, pastorale, giuridica, sociologica: parte spirituale)

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(IL SACERDOTE PASTORE E GUIDA DELLA COMUNITA' NELLA PARROCCHIA.

Dopo la parte dogmatica, pastorale, giuridica, sociologica: parte spirituale):

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SPIRITUALITA' PROPRIA DEL SACERDOTE IN QUANTO GUIDA DELLA COMUNITA'. SPIRITUALITA' DELLA PARROCCHIA

 

 

Carità pastorale, spiritualità specifica del sacerdote che guida la comunità parrocchiale

 

     La spiritualità propria del sacerdote viene descritta come "carità pastorale" e "ascetica propria del pastore d'anime" (PO 13). In modo particolare questa spiritualità si attua da parte dei sacerdoti che guidano la comunità parrocchiale, nello spazio e tempo, cioè  nelle circostanze salvifiche-teologiche, pastorali, ecclesiali, culturali e sociologiche. In queste circostanze di grazia, geografiche e storiche, i sacerdoti attuano la loro realtà soprannaturale di essere "prolungamento visibile e segno sacramentale di Cristo nel suo stesso stare di fronte alla Chiesa e al mondo" (PDV 16).

     Essere prolungamento del Buon Pastore significa diventare "segni viventi e portatori della misericordia" (Il Presbitero, Maestro... IV, n.2). Il sacerdote vive la sua configurazione a Gesù Cristo Capo e Pastore per mezzo della carità pastorale. "La vita spirituale del sacerdote viene improntata, plasmata, connotata da quegli atteggiamenti e comportamenti che sono propri di Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa e che si compendiano nella sua carità pastorale" (PDV 21). In questo modo i sacerdoti diventano "strumenti vivi di Cristo Sacerdote" (PO 12).

 

     La carità pastorale fa del sacerdote un segno e imagine viva di Gesù, Capo, Pastore e Sposo della Chiesa. Così diventa "capace di amare la gente con cuore nuovo, grande e puro, con autentico distacco da sé, con dedizione piena, continua e fedele, e insieme con una specie di «gelosia» divina (cfr. 2 Cor 11,2), con una tenerezza che si riveste persino delle sfumature dell'affetto materno, capace di farsi carico dei «dolori del parto» finché «Cristo non sia formato» nei fedeli (cfr. Gal 4, 19)" (PDV 22).

 

     Le dimensioni della carità pastorale aprono la parrocchia e i suoi servitori nella prospettiva cristologica-teologica, ecclesiologica, sociologica. I sacerdoti che guidano la comunità sono la visibilità di Cristo in mezzo alla Chiesa e nelle circostanze storiche e culturali-sociologiche. Per mezzo di essi, Cristo vive presente "in mezzo" ai fratelli (cfr. Mt 18,20), come segno di unità che riflette la Trinità di Dio Amor: "Siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21).

 

I servizi ministeriali nella parrocchia, esigenza, espressione e mezzo privilegiato di santità:

 

     La guida e costruzione della comunità parrocchiale per mezzo dell'annuncio de la Parola (dimensione profetica), della celebrazione dei sacramenti (dimensione liturgica) e dei servizi di carità (dimensione diaconale), spinge i sacerdoti responsabili della parrocchia a lasciarsi modellare secondo le esigenze della stessa parola predicata, del mistero di Cristo celebrato e del commando dell'amore vissuto in mezzo ai fratelli.

 

     Questi servizi pastorali vengono attuati dal sacerdote ministro, in collaborazione con tutte le altre vocazioni (laicali e di vita consacrata). E' spiritualità di comunione ecclesiale, che domanda un'educazione permanente nel mistero della Chiesa,   comunione missionaria. "La funzione di pastore non si limita alla cura dei singoli fedeli: essa va estesa alla formazione di un'autentica comunità cristiana" (PO 6). E' "la comunione (koinonìa) che incarna e manifesta l'essenza stessa del mistero della Chiesa" (Novo Millennio Inneunte 42).

 

     Il sacerdote ministro si santifica nell'esercizio dei ministeri, attuati secondo lo spirito di Cristo: "I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile" (PO 13).

 

     Tra la vita spirituale del sacerdote e l'esercizio dei ministeri sacerdotale, esiste uno stretto legame. L'identità sacerdotale scaturisce dall'armonia e "unità di vita" tra le esigenze di vita interiore e di azione apostolica. Il sacerdote vive la carità pastorale, a imitazione di Cristo Buon Pastore e in unione con lui. "La vita spirituale, altro non è che l'accoglienza nella coscienza e nella libertà, e pertanto nella mente, nel cuore, nelle decisioni e nelle azioni, della «verità» del ministero sacerdotale come amoris officium" (PDV 24; cfr. S. Agostino, In Ioannis Evangeliun Tractatus 123,5: PLS 2,637).

 

     Gli stessi ministeri sacerdotali tendono, per sua natura, a far diventare santi i fedeli membri della comunità ecclesiale. Si tende a "formare Cristo" nella vita dei credenti (cfr. Gal 4,19). Lo scopo dell'azione pastorale dei sacerdoti consiste nel "condurre al suo pieno sviluppo di vita spirituale ed ecclesiale la comunità loro affidata" (Il presbitero, Maestro... IV, n.3).

 

     L'Eucaristia è la sorgente da dove scaturisce la carità pastorale ed è anche la garanzia dell'unità di vita. Nel sacramento e sacrificio eucaristico, il sacerdote impara che, "il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero in quanto configurato a Cristo Capo e Pastore è la carità pastorale, partecipazione della stessa carità pastorale di Gesù Cristo" (PDV 23).

 

     Nell'Eucaristia, il sacerdote impara a "vivere quale dono per il propri fratelli" (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri n.48), e a "diventare pure hostia" in sintonia con "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5; Il Prebitero, Maestro... IV, 2).

 

 

 

Nella Chiesa particolare e universale

 

     Il dono di sé, come espressione della carità pastorale, non ha confini. I limiti della parrocchia non sono delle frontiere chiuse, ma delle concretizzazioni di una realtà di grazia molto più larga. "All'interno della comunità ecclesiale la carità pastorale del sacerdote sollecita ed esige in un modo particolare e specifico il suo rapporto personale con il presbiterio, unito nel e con il Vescovo, come esplicitamente scrive il Concilio: «La carità pastorale esige che i presbiteri, se non vogliono correre invano, lavorino sempre nel vincolo della comunione con i Vescovi e gli altri fratelli nel sacerdozio» (PO 14)" (PDV 23).

 

     Sentire con la Chiesa si concretizza nel vivere la comunione ecclesiale come fonte ed espressine di spiritualità. "Il rapporto con il Vescovo nell'unico presbiterio, la condivisione della sua sollecitudine ecclesiale, la dedicazione alla cura evangelica del Popolo di Dio nelle concrete condizioni storiche e ambientali della Chiesa particolare sono elementi dai quali non si può prescindere nel delineare la configurazione propria del sacerdote e della sua vita spirituale" (PDV 31).

 

     L'appartenenza a la Chiesa particolare significa diventare custode di una storia di grazia e di una eredità apostolica, di cui la comunità parrocchiale è una concretizzazione privilegiata. "È necessario che il sacerdote abbia la coscienza che il suo «essere in una Chiesa particolare» costituisce, di sua natura, un elemento qualificante per vivere una spiritualità cristiana" (PDV 31).

 

     La spiritualità della carità pastorale è di comunione viene vissuta con profondità. "L'appartenenza del sacerdote alla Chiesa particolare e la sua dedicazione, fino al dono della vita, per l'edificazione della Chiesa «nella persona» di Cristo Capo e Pastore, a servizio di tutta la comunità cristiana, in cordiale e filiale riferimento al Vescovo, devono essere rafforzate da ogni altro carisma che entri a far parte di un'esistenza sacerdotale o si affianchi ad essa" (PDV 31).

 

     La parrocchia riecheggia tutta la Chiesa particolare (che presiede un successore degli Apostoli, in collaborazione col suo Presbiterio) e anche tutta la Chiesa universale (in comunione con Successore di Pietro en con la Collegialità Episcopale). "Per fomentare opportunamente lo spirito comunitario, bisogna mirare non solo alla Chiesa locale ma anche alla Chiesa universale" (PO 6).

 

     Se la missione sacerdotale ha "la stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli apostoli" (PO 10), ciò significa che non ci può essere spiritualità sacerdotale senza la prospettiva missionaria universale: "La vita spirituale dei sacerdoti dev'essere profondamente segnata dall'anelito e dal dinamismo missionario" (PDV 32). Per ciò, la carità pastorale si concretizza nel far diventare missionaria tutta la comunità e quindi, tutte le vocazioni e istituzioni.

 

Al servizio della costruzione dell'unità

 

     Il parroco è padre a pastore di tutti, come servizio di unità, animazione e coordinamento. La sua autorità è quella di dirigere senza cercare il proprio interesse. Il sacerdote è al servizio di tutta la comunità, di tutti carismi e di tutte le vocazioni, privilegiando l'attenzione alle persone più bisognose: gli ammalati, i poveri, i giovani, le famiglie... In questo senso è "il servo di molti" (S. Agostino, Sermo Morin Guelferbytanus 32,1: PLS 2,637), seguendo ed imitando la vita de Cristo Servo (cfr. Mt 20,24ss; Mc 10,43-44).

 

     Il pastore della comunità parrocchiale "chiama le sue pecore una per una" (Gv 10,3-4), suscitando la conoscenza e la relazione di amicizia con tutte le persone e tutte le famiglie. In questo rapporto deve apparire sempre molto chiaro che "le anime appartengono a Cristo" (Il presbitero, Maestro... cap.IV, n.3).

 

     Nel riunire la comunità parrocchiale, i sacerdoti cercano di servire tutti senza discriminazioni, per portare tutti a l'unità. "Esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro, i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo" (PO 6)

 

     Il servizio dell'autorità si concretizza nel costruire l'unità della comunità. L'umiltà nell'atteggiamento di servizio no diminuisce la responsabilità di prendere delle decisioni senza condizionamenti. "Nell'edificare la comunità cristiana i presbiteri non si mettono mai al servizio di una ideologia o umana fazione, bensì, come araldi del Vangelo e pastori della Chiesa, si dedicano pienamente all'incremento spirituale del corpo di Cristo" (PO 6).

 

     Il sacerdote diventa pane spezzato come Cristo; appartiene a tutti ed è disponibile in tutto quanto riguarda l'evangelizzazione della comunità. "Pastore della comunità, il sacerdote esiste e vive per essa: per essa  prega, studia, lavora e si sacrifica, per essa è disposto a dare la vita, amandola come Cristo, riversando su di essa tutto il suo amore e la sua stima" (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri n.55).

 

     Gli spazi "vuoti", dove non arrivano i servizi parrocchiali (profetici, luturgici, diaconali), sono i luoghi deboli dove entrano le sette e le tendenze materialistiche. L'azione del parroco suscita la collaborazione attiva e responsabile di tutte le vocazioni e carismi.

 

     La spiritualità sacerdotole nel guidare le comunità parrocchiali, comporta che la casa del sacerdote sia la casa di tutti, anche con i segni di povertà: "Sistemino la propria abitazione in modo tale che nessuno possa ritenerla inaccessibile, né debba, anche se di condizione molto umile, trovarsi a disagio in essa" (PO 17).

 

     La vicinanza e prossimità dei sacerdoti a tutti i componenti della comunità, si esprime nel modo di vivere, vestire e parlare, secondo lo stile di vita di Cristo povero e servitore, sempre vicino a tutti e disposto ad ascoltare ed accompagnare tutti.

 

Comunità parrocchiale, scuola di preghiera-contemplazione, perfezione e missione

 

     La guida della parrocchia si concretizza nel cammino della contemplazione della Parola (comunità, scuola di preghiera), nel cammino della perfezione (comunità, scuola di santità), nel cammino di missione (comunità, scuola di missionarietà).

 

     La comunità parrocchiale diventa scuola di preghiera, comunità che ascolta la parola, prega, ama, evangelizza, secondo il modello della Chiesa primitiva: "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2,42).

 

     Nel servire alla comunità i presbiteri privilegiano la meditazione della Parola (lectio divina), la celebrazione dell'Eucaristia, la celebrazione della liturgia delle ore, l'itinerario dell'anno liturgico (intorno al Mistero Pasquale e alla domenica). "Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche « scuole » di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento » del cuore" (Novo Millennio Ineunte 33).

 

     La comunità parrocchiale diventa scuola di santità, dove tutti i servizi, vocazioni e carismi tendono alla configurazione con Cristo, imitando i suoi criteri, la sua scala di valori e i suoi atteggiamenti. "La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità... L'universale vocazione alla santità è strettamen­te collegata all'universale vocazione alla missione: ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione" (RMi 90).

 

     L'itinerario parrocchiale è itinerario battesimale e quindi, itinerario di santità: "Chiedere a un catecumeno: « Vuoi ricevere il Battesimo? » significa al tempo stesso chiedergli: « Vuoi diventare santo? ». Significa porre sulla sua strada il radicalismo del discorso della Montagna: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste » (Mt 5,48)... Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno" (Novo Millennio Inneunte 31).

 

     La comunità parrocchiale è scuola di missionarietà e carità. Il cammino di preghiera e di santità si rivolge verso l'annuncio del vangelo a tutti gli uomini. "Il mandato missionario ci introduce nel terzo millennio invitandoci allo stesso entusiasmo che fu proprio dei cristiani della prima ora: possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza « che non delude » (Rm 5,5)" (Novo Millennio Inneunte 58).

 

     I programmi di pastorale tendono a costruire delle persone e delle comunità dove Cristo sia nel centro del modo di pensare, di sentire e valutare, di amare e di agire.

 

     In questo modo, la comunità diventa "un cuore solo e un anima sola" (At 4,32), sempre attenta ai bisogni di tutti i fratelli e sorelle, con l'atteggiamento di "una nuova « fantasia della carità », che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione" (Novo Millennio Inneunte 50).

 

     La parrocchia diventerà una concretizzazione della Chiesa particolare e universale, mistero di comunione per la missione, mediante un processo permanente di rinnovamento, a imitazione degli Apostoli raggruppati "con Maria la Madre di Gesù" (At 1,14), figura e Madre della Chiesa. Maria è "il modello di quel­l'amore materno, dal quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini" (LG 65; cfr. RMi 92).

 

     La presenza attiva e materna di Maria nell'itinerario di contemplazione, perfezione e missione, assicurerà alla comunità parrocchiale, con la sua intercessione, l'atteggiamento di apertura ai piani salvifici di Dio (Lc 1,28‑29.38), di fedeltà all'azione dello Spirito (Lc 1,35.39‑45), di contemplazione della Parola (Lc 1,46‑55; 2,19.51), di associazione sponsale a Cristo (Lc 2,35; Gv 2,4), di donazione sacrificale a Cristo Redentore (Gv 19,25‑27) e di tensione escatologica verso l'incontro definitivo di tutta l'umanità con Cristo (Ap 12,1; 21‑22).

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